La possibilità di accedere a forme di lavoro flessibile è diventata un parametro piuttosto importante nella scelta di un’azienda da parte dei lavoratori. Un trend che è sicuramente cresciuto negli ultimi anni e che ha favorito il diffondersi dello smart working, del lavoro da remoto e di forme contrattuali più flessibili, tipiche della gig economy.
Ciò ha ridefinito inevitabilmente i paradigmi tradizionali del lavoro, spingendo molti dipendenti a ripensare alle proprie priorità e a ricercare un maggior grado di libertà e autonomia.
In questo articolo cercheremo di capire che cos’è la flessibilità, quali sono le principali forme di lavoro flessibile e quanto è importante per i dipendenti italiani nella scelta di un’azienda.
5 segnali che indicano che è tempo di aumentare la flessibilità del lavoro in azienda.
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che cos’è il lavoro flessibile?
Con il termine “flessibilità”, in ambito professionale, si fa riferimento a rapporti di lavoro alternativi alle forme tradizionali che prevedono orari standard e sedi fisse. Ciò che cambia, dunque, sono il quando (flessibilità oraria) e il dove (flessibilità di luogo) si può lavorare.
Una modalità di lavoro sempre più favorita e semplificata dalla costante innovazione digitale, che consente di beneficiare di forme di lavoro come lo smart working e l’e-working.
La flessibilità può rivelarsi un vantaggio non solo per i dipendenti, che possono conciliare meglio la propria vita lavorativa con quella personale, ma anche per le aziende e le organizzazioni che la consentono.
Tale approccio, infatti, risponde a quelli che sono desideri e necessità dei lavoratori e, di conseguenza, favorisce una maggiore soddisfazione professionale, un maggior grado di engagement e un maggior livello di attrattività dell’azienda nei confronti dei migliori talenti sul mercato, il tutto con ricadute positive sull’employer brand, la produttività sul lavoro e la competitività dell’azienda.
i vantaggi per il lavoratore.
Poter gestire il proprio tempo e scegliere dove lavorare permette di migliorare l’equilibrio tra vita privata e professionale, con ricadute positive non solo sulla produttività, ma anche sul benessere personale.
Ecco i principali vantaggi del lavoro flessibile per i dipendenti:
- maggiore autonomia nella gestione del tempo. Con orari flessibili, i lavoratori hanno la possibilità di organizzare meglio le proprie giornate. Questo significa, ad esempio, poter concentrare le ore di lavoro nei momenti della giornata in cui ci si sente più produttivi, oppure spostare impegni e attività per gestire meglio le esigenze personali o familiari, senza perdere efficienza sul lavoro;
- migliore equilibrio tra vita privata e professionale. Uno dei vantaggi principali del lavoro flessibile è la possibilità di bilanciare meglio gli impegni di lavoro con quelli della sfera privata. Eliminare il pendolarismo, avere più tempo per la famiglia, per se stessi o per coltivare passioni e interessi personali contribuisce a ridurre lo stress e aumentare la soddisfazione generale;
- riduzione dello stress e maggiore benessere psicofisico. La possibilità di evitare gli orari di punta, le lunghe trasferte quotidiane o i ritmi serrati dell’ufficio tradizionale si traduce spesso in una riduzione significativa dello stress. Questo porta a una migliore salute mentale e fisica, con effetti positivi sulla concentrazione e sulla qualità del lavoro svolto;
- incremento della motivazione e dell’engagement. Avere un maggiore controllo sulla propria routine lavorativa rende i dipendenti più motivati e coinvolti. La fiducia ricevuta dall’azienda diventa un incentivo a fare bene, a sentirsi responsabili dei propri obiettivi e a partecipare più attivamente ai progetti aziendali;
- risparmio economico e di tempo. La flessibilità lavorativa permette anche di ridurre i costi legati agli spostamenti o ai pasti fuori casa. Oltre al risparmio economico, c’è anche un risparmio di tempo prezioso, che può essere dedicato ad attività più gratificanti o al recupero delle energie psicofisiche.
In sostanza, il lavoro flessibile migliora non solo la qualità della vita quotidiana dei dipendenti, ma anche la relazione con il lavoro e l’azienda.
i vantaggi per le aziende.
Il lavoro flessibile è un potente alleato per le aziende che scelgono di adottarlo strategicamente. Offrire flessibilità non è solo una questione di adattamento ai trend post-pandemia, ma una vera leva di crescita e competitività aziendale.
Implementare politiche di lavoro flessibile permette alle imprese di rispondere meglio alle esigenze di un mercato sempre più dinamico e di attrarre, trattenere e motivare i migliori talenti, con ricadute positive su tutta l’organizzazione.
Ecco i principali vantaggi del lavoro flessibile per le aziende:
- dipendenti più produttivi. Quando i dipendenti possono lavorare con orari più flessibili o scegliere dove svolgere le proprie mansioni, tendono a essere più concentrati e performanti. Questo accade perché possono organizzare il lavoro nei momenti della giornata in cui sono più lucidi e produttivi, evitando distrazioni tipiche degli ambienti d’ufficio o perdite di tempo legate agli spostamenti. Non solo. Il senso di fiducia che l’azienda dimostra nei confronti del dipendente si traduce spesso in un maggiore senso di responsabilità, portando la persona a impegnarsi di più e a lavorare con maggiore dedizione;
- employee retention. Il lavoro flessibile è uno dei principali fattori di fidelizzazione del personale. Offrire un buon equilibrio tra vita privata e lavorativa riduce infatti il rischio di burnout, stress e insoddisfazione, che sono tra le principali cause di dimissioni. Quando un’azienda mostra attenzione al benessere delle proprie risorse, queste saranno più propense a restare nel tempo, percependo l’ambiente lavorativo come sano, rispettoso e attento alle esigenze individuali. Ridurre il turnover significa anche contenere i costi legati alla ricerca e alla formazione di nuovo personale, aumentando la stabilità interna;
- contenimento dei costi. Adottare forme di lavoro flessibile permette alle aziende di ottimizzare i costi operativi. Meno dipendenti presenti fisicamente in ufficio significa, ad esempio, risparmiare su spese di affitto, utenze, pulizie, materiali di consumo e gestione degli spazi. Anche le trasferte possono ridursi grazie a un uso più diffuso delle tecnologie digitali, così come si abbassano i costi indiretti legati all’assenteismo, che cala sensibilmente quando le persone hanno maggiore controllo sul proprio tempo e possono organizzarsi meglio;
- promozione della diversità. Le politiche di lavoro flessibile hanno il potere di rendere l’azienda più inclusiva, favorendo la partecipazione di persone che, per motivi personali o familiari, potrebbero trovare difficile aderire a un modello di lavoro tradizionale. Pensiamo, ad esempio, ai genitori con figli piccoli, a chi si occupa di familiari non autosufficienti, a persone con disabilità o a professionisti che vivono lontano dalla sede principale. La flessibilità abbassa le barriere all’ingresso e apre le porte a talenti diversi, arricchendo l’organizzazione in termini di punti di vista, esperienze e idee;
- employee attraction. In un mercato del lavoro in cui i migliori talenti possono scegliere dove andare a lavorare, le aziende che offrono flessibilità partono avvantaggiate. Studi e ricerche mostrano chiaramente come, soprattutto tra le generazioni più giovani, il work-life balance sia una delle principali variabili nella scelta di un datore di lavoro. Proporre forme di lavoro flessibile diventa quindi un elemento chiave per attrarre professionisti qualificati e trattenere le nuove generazioni, che pongono sempre più attenzione al benessere, alla libertà e alla qualità della vita.
Investire nel lavoro flessibile significa per le aziende costruire un ecosistema più resiliente. Non si tratta solo di offrire un “benefit”, ma di ripensare l’organizzazione in chiave moderna, mettendo al centro la persona, valorizzandone il potenziale e creando le condizioni perché tutti possano dare il meglio. E quando le persone stanno bene, anche l’azienda cresce.
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contattaciquali sono le forme di lavoro flessibile? esempi di flessibilità lavorativa.
Come abbiamo anticipato, il lavoro flessibile è una forma alternativa alle tradizionali 40 ore settimanali da svolgere in ufficio o in azienda.
La flessibilità del lavoro, in tal senso, può essere ricondotta:
- a forme contrattuali che non prevedono un rapporto di tipo indeterminato tra azienda e lavoratore;
- a tutte quelle modalità di prestazione lavorativa che consentono al lavoratore di svolgere la propria attività in autonomia, dal punto di vista degli orari, della sede e della programmazione del proprio lavoro.
L’introduzione di forme di lavoro flessibile, a livello legislativo, è stata dettata in particolare da due esigenze: incrementare i livelli di occupazione, da una parte; regolarizzare i rapporti di lavoro già in corso, dall’altra.
contratto di lavoro flessibile.
Il concetto di flessibilità lavorativa si concretizza non solo attraverso l’implementazione di politiche aziendali ad hoc, ma anche tramite una vasta gamma di contratti di lavoro previsti dalla normativa italiana.
Queste formule contrattuali hanno lo scopo di rispondere a esigenze differenti, tanto da parte dei lavoratori quanto da parte delle aziende, offrendo soluzioni che combinano stabilità, libertà organizzativa e capacità di adattamento ai cambiamenti del mercato.
Tra le principali forme di lavoro flessibile sono inclusi:
- contratto di somministrazione, a tempo determinato o indeterminato, che prevede un rapporto trilaterale tra agenzia per il lavoro (somministratore), utilizzatore (l'impresa presso la quale il lavoratore svolge la propria attività) e lavoratore con lo scopo di favorire le esigenza di flessibilità di azienda e dipendenti sia a breve che a lungo termine;
- lavoro part-time, che prevede la presenza del lavoratore solo per un certo numero di ore durante la giornata (part-time orizzontale), un certo numero di giorni durante la settimana (part-time verticale) o un'unione delle due modalità (part-time misto);
- lavoro a chiamata o intermittente, che consiste nella disponibilità data da un lavoratore a prestare servizio nel momento in cui una determinata organizzazione o azienda ne necessitano. Il datore di lavoro, dal canto suo, è tenuto a retribuire il lavoratore per tutto il tempo in cui ha effettivamente prestato servizio. Possono esistere forme di lavoro intermittente più o meno vincolanti per il lavoratore.
- contratto di lavoro ripartito, nel momento in cui due lavoratori eseguono una sola obbligazione di lavoro nei confronti dello stesso datore di lavoro;
- lavoro autonomo (o freelance), in cui il lavoratore svolge in autonomia le proprie mansioni, senza vincoli di subordinazione e dietro erogazione di un corrispettivo;
- smart working, ovvero il rapporto di lavoro subordinato in cui il dipendente lavora per obiettivi, senza vincoli di orario o luogo;
- telelavoro o lavoro da remoto, un'altra forma di lavoro in cui il dipendente viene incentivato a lavorare per obiettivi e a scegliere liberamente la propria sede di lavoro, nonostante sia vincolato ai classici orari di ufficio;
- tutti quei rapporti di lavoro occasionali, riservati in particolare alle categorie sociali a rischio esclusione.
Conoscere le tipologie di contratto di lavoro flessibile è fondamentale sia per i datori di lavoro, che possono così individuare la forma più adatta alle proprie necessità operative, sia per i lavoratori, che possono orientarsi meglio tra le opportunità disponibili.
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Nonostante il tema della flessibilità lavorativa stia diventando sempre più centrale per i lavoratori italiani, secondo i risultati dell’indagine Randstad Workmonitor, sarebbero altrettante le aziende che non lo hanno ancora recepito.
I due aspetti principali della flessibilità, ossia il quando e il dove si lavora, infatti, non soddisfano ancora le aspettative dei lavoratori: il 58% può scegliere quando lavorare e il 53% dove lavorare.
Per i lavoratori italiani, poi, il quando è più importante del dove. In termini percentuali, ha espresso preferenze per orari di lavoro flessibili il 72% degli intervistati contro il 64% che, invece, propende per una maggiore flessibilità sul dove lavorare.
Un aspetto che incide anche sulla volontà di scegliere una nuova realtà, rimanere con il datore di lavoro o lasciare l'azienda: la mancanza di flessibilità, infatti, è un buon motivo per rifiutare una nuova offerta di lavoro, nel 45% dei casi per l’orario, nel 37% per il luogo.
E per il 27% degli intervistati la mancanza di flessibilità è stata la ragione per lasciare il posto di lavoro precedente.
quanto è importante per i lavoratori italiani la flessibilità lavorativa.
La richiesta di maggiore flessibilità da parte dei lavoratori italiani è coerente con la già nota ricerca di un miglior equilibrio tra sfera professionale e vita privata. Una ricerca che, tuttavia, secondo quanto emerso dal Randstad Workmonitor presenta ancora delle criticità.
Emergono, comunque, differenze all’interno del campione analizzato, soprattutto quando si confrontano generazioni differenti di lavoratori.
La misura dell’importanza della flessibilità sul lavoro, soprattutto tra le generazioni più giovani, è chiara se si considera che oltre il 50% dei lavoratori appartenenti alla Gen Z non accetterebbe un’offerta di lavoro se l’azienda non garantisse flessibilità oraria, e il 35% la rifiuterebbe se non fosse prevista la possibilità di scegliere il luogo da cui lavorare.
Anche per la Gen X (nati tra il 1965 e il 1980) la flessibilità lavorativa è importante. Il 45% di loro rinuncerebbe a una proposta di lavoro in assenza di flessibilità oraria, mentre il 43% lo farebbe se non fosse prevista libertà nella scelta del luogo di lavoro (percentuale che supera quelle della Gen Z e dei Millennials).
Le percentuali si abbassano leggermente tra i lavoratori di età compresa tra i 55 e i 67 anni, appartenenti alla generazione dei Baby Boomers: il 42% considera irrinunciabile la flessibilità oraria e il 36% quella sul luogo di lavoro.
Ciò conferma come il tema della flessibilità sia trasversale alle generazioni, pur con sfumature diverse legate all’età e alle priorità personali. Le aziende, quindi, dovranno impegnarsi a garantire un lavoro più flessibile se vogliono attrarre, acquisire e fidelizzare i migliori talenti.
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